Siamo giunti a ottobre ed io, in quanto creatura
del Piccolo Popolo, rido.
Rido nell’osservare zucche
lavorate nei vostri negozi, rido nel vedere le maschere e gli addobbi
stregoneschi nelle vetrine, rido all’idea di quei bambini che vanno casa per
casa, laddove qui in Italia siete riusciti a copiare alla perfezione la
festività americana (come a Pomezia, dove risiede Cronache dell’Insolito), e
pronunciare la ormai d’obbligo frase: dolcetto o scherzetto?
Siamo nel periodo che precede
Halloween, la notte a cavallo fra il 31 ottobre e la festa di Ognissanti, il 1°
di novembre; la notte delle streghe, quando le creature dell’ignoto
attraversano il sottile confine che le divide da noi e tutto è possibile.
Perché rido? Lecito chiedere,
cortesia rispondere.
Rido per l’ignoranza che la gran
parte di voi dimostra in prossimità di queste ricorrenze, ma non preoccupatevi,
non ho intenzione di fare di tutta l’erba un fascio. Tuttavia sono convinto che
se chiediamo in giro, la gran parte delle persone alla domanda “Cos’è
Halloween?” risponderà “Una grande festa che viene dall’America!”, oppure “La
festa dedicata ai mostri, la paura e il genere horror”.
Me la permettete una poker face?
Qui è d’obbligo una precisazione
e, tanto per cominciare, Halloween non è una festa americana. Nasce, anzi,
molto lontano dagli USA e in un periodo in cui il Nuovo Mondo era ancora lungi
dall’essere scoperto. Nasce dove sono nato io.
All’origine
di tutto.
Molti studiosi del vostro tempo
hanno rintracciato le origini di Halloween nella festa romana dedicata a
Pomona, dea dei frutti, o nella festa dei morti chiamata Parentalia. Questo
fino a rendersi conto che bisognava osservare un po’ più in là.
Prima che l’Impero Romano
conquistasse le Isole Britanniche, e prima che i cristiani ne convertissero le
popolazioni, il giorno di All Hallows Day (la festa pagana dei morti) era
preceduto dalla festa che decretava la fine della stagione agricola e l’inizio
dell’inverno: Samhain (pronuncia sow-in, talvolta indicata come Samain o
Samuin). Il nome, derivante dall’antico irlandese, col significato
approssimativo di “fine dell’estate”, fu mantenuto invariato dai Gaeli e dai
Celti all’interno dell’arcipelago Britannico.
Era un momento cruciale nella
cultura celtica poiché rappresentava l’inizio del nuovo anno e del ciclo delle
stagioni, pertanto gli uomini avevano la necessità di rabbonirsi gli dei per un
buon principio e un futuro raccolto prosperoso.
Samhain era anche la notte
durante la quale venivano aperte le porte fra il nostro mondo e l’aldilà,
permettendo agli spiriti dei defunti di ricongiungersi ai loro cari, e ai vivi
di comunicare con loro cercando di divinare gli avvenimenti dei venturi mesi
invernali per capire come affrontarli al meglio.
Nell’Irlanda medievale si credeva
che la notte di Samhain, oltre agli spiriti dei cari estinti, diverse e
numerose forze soprannaturali popolassero la terra camminando tra i popoli. Ed
ecco che fate, folletti e ogni genere di mostri potevano andarsene liberamente
in giro sulla Terra.
Naturalmente noi non avevamo
bisogno di questa ricorrenza per stare in mezzo a voi, ih ih ih.
Tra tante cose che possono sembrar
strane e inquietanti, Samhain era anche una fase di tregua in cui non erano
ammesse liti di nessun genere. Non potevano essere perpetrate violenze ne
concessi divorzi, pertanto Samhain era il periodo dei matrimoni, venivano
chiusi i conti, pagati i debiti, stipulati contratti e assunti servitori. Se
non vado errato, per voi occidentali nel nuovo anno non devono essere portati
carichi pendenti, mentre sono di buon auspicio gli inizi positivi, come il
trovare un nuovo lavoro o l’acquistare una casa. Beh, ora sapete perché.
Se gli incontri soprannaturali
fossero presenti anche in epoca precristiana, non mi è dato saperlo. È un
periodo assai lontano e buio anche per un brownie centenario come me, quel che
è certo, però, è che i miti irlandesi menzionanti Samhain furono trascritti tra
il X e l’XI secolo da monaci cristiani, cioè circa 200 anni dopo che la Chiesa
Cattolica aveva inaugurato la festività di Ognissanti (spostata dal 13 maggio
al 1° novembre per farla coincidere con la festa di All Hallows Day) e ben 400
anni dopo la sua opera di cristianizzazione dell’Irlanda.
Come molti di voi avranno già
notato, il nome Halloween somiglia, per assonanza, al già citato All Hallows
Day, cioè il termine, in inglese arcaico, per indicare il giorno dedicato ai
defunti, oggi mutato in Ognissanti (All Saints) dalla Chiesa Cattolica.
Tuttavia all’origine del termine c’è il nome All Hallows Even (contratto
appunto in Halloween), cioè la notte prima di Ognissanti.
Simbolismi e
tradizioni.
Sicuramente non c’è Halloween
senza zucca intagliata con lumino, non c’è quindi atmosfera senza
Jack-o’-lantern. Ma come nasce il nostro Jack?
Probabilmente l’uso della
lanterna vegetale risale alla tradizione Irlandese e Scozzese di intagliare
rape, per farne lanterne, allo scopo di guidare le anime dei morti rimaste
intrappolate nel Purgatorio. I primi immigrati nell’America settentrionale,
però, preferirono utilizzare le zucche, molto più grandi e presenti in quantità
elevate nel territorio.
Nel Somerset, e più precisamente
nei pressi di Hinton St. George, si festeggia la Punky Night a ridosso di
Halloween (Punky da pumpkin, cioè zucca). In questa ricorrenza le barbabietole
da foraggio vengono svuotate, intagliate e corredate da lumino; i bambini del
luogo sfilano con queste lanterne e raccolgono denaro recitando la cantilena:
Stanotte e Punky Night,
stanotte e Punky Night,
dateci una candela, dateci una luce,
stanotte è Punky Night.
Al termine viene selezionata la
lanterna più bella e vengono eletti il Re e la Regina Punky, solitamente i
ragazzi che hanno guadagnato più soldi durante la sfilata.
Pare che molti anni orsono, gli
uomini del posto si fossero recati alla fiera di Chiselborough, dove bevvero
tanto sidro da ubriacarsi e non riuscire a trovare la strada di casa. Le donne,
allora, costruirono le particolari lanterne e partirono alla ricerca dei loro
mariti per riportarli a casa.
La tradizione definitiva di intagliare
zucche, negli Stati Uniti, nasce nel 1837 quando questa pratica era utilizzata
nel periodo del raccolto, per poi essere associata definitivamente a Halloween
verso la seconda metà del Novecento.
Una suggestiva leggenda pone
l’origine della zucca in un tono sicuramente più adatto all’aspetto moderno
della festività:
In Irlanda vi era un fabbro
ubriacone di nome Jack che un giorno, al bar, incontrò nientemeno che il Diavolo.
Trattandosi di una persona avara e dedita al vizio, Jack sapeva che la sua
anima era di proprietà del Maligno, venuto lì per reclamarla.
Utilizzando un’astuzia superiore
a quella del Diavolo, il fabbro riuscì a farlo mutare in una moneta
promettendogli che lo avrebbe utilizzato per pagarsi un ultimo bicchiere e poi
gli avrebbe concesso la sua anima. Jack mise quindi il Diavolo in tasca,
accanto ad una croce d’argento affinché egli non potesse mutarsi di nuovo in
bestia, e intrappolandolo nella forma di moneta. A quel punto il Demonio
promise all’ubriacone che, se lo avesse lasciato libero, non sarebbe tornato a
chiedere la sua anima per i successivi dieci anni.
Dieci anni dopo il Diavolo
puntualmente si ripresentò e Jack, rassegnato, chiese al Maligno di esaudire un
suo ultimo desiderio e raccogliere per lui una mela da un albero. Il Diavolo
accettò, ma mentre questi si adoperava nel recupero, Jack incise sul tronco
dell’albero una croce affinché l’altro non potesse più discenderne. A seguito
di un lungo battibecco, il fabbro disse al Demonio che lo avrebbe liberato se
egli lo avesse svincolato dalla dannazione per l’eternità. E il Diavolo, suo
malgrado, accettò.
Jack continuò con la sua vita
dissoluta durante la quale commise ancora molti peccati. Al momento della sua
morte, giunto in Paradiso si vide rifiutare l’accesso a causa dei mali
commessi; si recò così all’Inferno, dove il Diavolo gli ricordò del loro patto
scacciandolo col sorriso sulle labbra, felice di lasciarlo errare come un’anima
tormentata. Vedendolo allontanarsi al
buio, il Demonio gli scagliò dietro un tizzone ardente che Jack mise in una
rapa vuota che aveva con sé. Da quel giorno iniziò a girovagare sulla Terra in
cerca di un rifugio, e le genti cominciarono a mettere, la notte di Halloween,
lanterne fuori la porta di casa a indicare che in quel luogo non c’era posto
per lui.
Altra pratica comunemente
conosciuta all’interno della festività, è il “dolcetto o scherzetto?”
Si tratta di un gioco riservato
ai bambini i quali, mascherati da spettri, streghe, vampiri e mostri di ogni
sorta, vanno per le case a chiedere dolci “minacciando” uno scherzo a chi si
rifiuta di cederli. La traduzione in Inglese è “Trick or treat”, dove trick
(scherzo) è per l’appunto una sorta di avvertimento da parte dei ragazzi a far
danni ai padroni di casa o alla loro proprietà a fronte di un diniego. Negli
USA non è raro ritrovarsi con porta e finestre imbrattate di uova marce o il
tetto e gli alberi del viale ricoperti di carta igienica.
L’usanza risale probabilmente al
medioevo e si rifà all’elemosina, quando la gente povera, in occasione di
Ognissanti, andava di casa in casa per ricevere cibo in cambio di preghiere per
i morti il giorno della Commemorazione dei defunti (il 2 novembre).
Se ci scordiamo delle maschere,
dei dolci e dell’orrore marcatamente dominante nella tradizione moderna,
Halloween è un periodo di riflessione che pone fine alle cose che non producono
risultati e sprigionano solo pensieri negativi. Samhain è il momento più
indicato per preparare amuleti e incantesimi di protezione.
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