lunedì 8 ottobre 2012

La notte delle streghe... e degli altri mostri

di Brando il brownie

Siamo giunti a ottobre ed io, in quanto creatura del Piccolo Popolo, rido.
Rido nell’osservare zucche lavorate nei vostri negozi, rido nel vedere le maschere e gli addobbi stregoneschi nelle vetrine, rido all’idea di quei bambini che vanno casa per casa, laddove qui in Italia siete riusciti a copiare alla perfezione la festività americana (come a Pomezia, dove risiede Cronache dell’Insolito), e pronunciare la ormai d’obbligo frase: dolcetto o scherzetto?
Siamo nel periodo che precede Halloween, la notte a cavallo fra il 31 ottobre e la festa di Ognissanti, il 1° di novembre; la notte delle streghe, quando le creature dell’ignoto attraversano il sottile confine che le divide da noi e tutto è possibile.
Perché rido? Lecito chiedere, cortesia rispondere.
Rido per l’ignoranza che la gran parte di voi dimostra in prossimità di queste ricorrenze, ma non preoccupatevi, non ho intenzione di fare di tutta l’erba un fascio. Tuttavia sono convinto che se chiediamo in giro, la gran parte delle persone alla domanda “Cos’è Halloween?” risponderà “Una grande festa che viene dall’America!”, oppure “La festa dedicata ai mostri, la paura e il genere horror”.
Me la permettete una poker face?
Qui è d’obbligo una precisazione e, tanto per cominciare, Halloween non è una festa americana. Nasce, anzi, molto lontano dagli USA e in un periodo in cui il Nuovo Mondo era ancora lungi dall’essere scoperto. Nasce dove sono nato io.

All’origine di tutto.
Molti studiosi del vostro tempo hanno rintracciato le origini di Halloween nella festa romana dedicata a Pomona, dea dei frutti, o nella festa dei morti chiamata Parentalia. Questo fino a rendersi conto che bisognava osservare un po’ più in là.  
Prima che l’Impero Romano conquistasse le Isole Britanniche, e prima che i cristiani ne convertissero le popolazioni, il giorno di All Hallows Day (la festa pagana dei morti) era preceduto dalla festa che decretava la fine della stagione agricola e l’inizio dell’inverno: Samhain (pronuncia sow-in, talvolta indicata come Samain o Samuin). Il nome, derivante dall’antico irlandese, col significato approssimativo di “fine dell’estate”, fu mantenuto invariato dai Gaeli e dai Celti all’interno dell’arcipelago Britannico.
Era un momento cruciale nella cultura celtica poiché rappresentava l’inizio del nuovo anno e del ciclo delle stagioni, pertanto gli uomini avevano la necessità di rabbonirsi gli dei per un buon principio e un futuro raccolto prosperoso.
Samhain era anche la notte durante la quale venivano aperte le porte fra il nostro mondo e l’aldilà, permettendo agli spiriti dei defunti di ricongiungersi ai loro cari, e ai vivi di comunicare con loro cercando di divinare gli avvenimenti dei venturi mesi invernali per capire come affrontarli al meglio.
Nell’Irlanda medievale si credeva che la notte di Samhain, oltre agli spiriti dei cari estinti, diverse e numerose forze soprannaturali popolassero la terra camminando tra i popoli. Ed ecco che fate, folletti e ogni genere di mostri potevano andarsene liberamente in giro sulla Terra.
Naturalmente noi non avevamo bisogno di questa ricorrenza per stare in mezzo a voi, ih ih ih.
Tra tante cose che possono sembrar strane e inquietanti, Samhain era anche una fase di tregua in cui non erano ammesse liti di nessun genere. Non potevano essere perpetrate violenze ne concessi divorzi, pertanto Samhain era il periodo dei matrimoni, venivano chiusi i conti, pagati i debiti, stipulati contratti e assunti servitori. Se non vado errato, per voi occidentali nel nuovo anno non devono essere portati carichi pendenti, mentre sono di buon auspicio gli inizi positivi, come il trovare un nuovo lavoro o l’acquistare una casa. Beh, ora sapete perché.
Se gli incontri soprannaturali fossero presenti anche in epoca precristiana, non mi è dato saperlo. È un periodo assai lontano e buio anche per un brownie centenario come me, quel che è certo, però, è che i miti irlandesi menzionanti Samhain furono trascritti tra il X e l’XI secolo da monaci cristiani, cioè circa 200 anni dopo che la Chiesa Cattolica aveva inaugurato la festività di Ognissanti (spostata dal 13 maggio al 1° novembre per farla coincidere con la festa di All Hallows Day) e ben 400 anni dopo la sua opera di cristianizzazione dell’Irlanda.
Come molti di voi avranno già notato, il nome Halloween somiglia, per assonanza, al già citato All Hallows Day, cioè il termine, in inglese arcaico, per indicare il giorno dedicato ai defunti, oggi mutato in Ognissanti (All Saints) dalla Chiesa Cattolica. Tuttavia all’origine del termine c’è il nome All Hallows Even (contratto appunto in Halloween), cioè la notte prima di Ognissanti.

Simbolismi e tradizioni.
Sicuramente non c’è Halloween senza zucca intagliata con lumino, non c’è quindi atmosfera senza Jack-o’-lantern. Ma come nasce il nostro Jack?
Probabilmente l’uso della lanterna vegetale risale alla tradizione Irlandese e Scozzese di intagliare rape, per farne lanterne, allo scopo di guidare le anime dei morti rimaste intrappolate nel Purgatorio. I primi immigrati nell’America settentrionale, però, preferirono utilizzare le zucche, molto più grandi e presenti in quantità elevate nel territorio.
Nel Somerset, e più precisamente nei pressi di Hinton St. George, si festeggia la Punky Night a ridosso di Halloween (Punky da pumpkin, cioè zucca). In questa ricorrenza le barbabietole da foraggio vengono svuotate, intagliate e corredate da lumino; i bambini del luogo sfilano con queste lanterne e raccolgono denaro recitando la cantilena:

Stanotte e Punky Night,
stanotte e Punky Night,
dateci una candela, dateci una luce,
stanotte è Punky Night.

Al termine viene selezionata la lanterna più bella e vengono eletti il Re e la Regina Punky, solitamente i ragazzi che hanno guadagnato più soldi durante la sfilata.
Pare che molti anni orsono, gli uomini del posto si fossero recati alla fiera di Chiselborough, dove bevvero tanto sidro da ubriacarsi e non riuscire a trovare la strada di casa. Le donne, allora, costruirono le particolari lanterne e partirono alla ricerca dei loro mariti per riportarli a casa.
La tradizione definitiva di intagliare zucche, negli Stati Uniti, nasce nel 1837 quando questa pratica era utilizzata nel periodo del raccolto, per poi essere associata definitivamente a Halloween verso la seconda metà del Novecento.
Una suggestiva leggenda pone l’origine della zucca in un tono sicuramente più adatto all’aspetto moderno della festività:
In Irlanda vi era un fabbro ubriacone di nome Jack che un giorno, al bar, incontrò nientemeno che il Diavolo. Trattandosi di una persona avara e dedita al vizio, Jack sapeva che la sua anima era di proprietà del Maligno, venuto lì per reclamarla.
Utilizzando un’astuzia superiore a quella del Diavolo, il fabbro riuscì a farlo mutare in una moneta promettendogli che lo avrebbe utilizzato per pagarsi un ultimo bicchiere e poi gli avrebbe concesso la sua anima. Jack mise quindi il Diavolo in tasca, accanto ad una croce d’argento affinché egli non potesse mutarsi di nuovo in bestia, e intrappolandolo nella forma di moneta. A quel punto il Demonio promise all’ubriacone che, se lo avesse lasciato libero, non sarebbe tornato a chiedere la sua anima per i successivi dieci anni.
Dieci anni dopo il Diavolo puntualmente si ripresentò e Jack, rassegnato, chiese al Maligno di esaudire un suo ultimo desiderio e raccogliere per lui una mela da un albero. Il Diavolo accettò, ma mentre questi si adoperava nel recupero, Jack incise sul tronco dell’albero una croce affinché l’altro non potesse più discenderne. A seguito di un lungo battibecco, il fabbro disse al Demonio che lo avrebbe liberato se egli lo avesse svincolato dalla dannazione per l’eternità. E il Diavolo, suo malgrado, accettò.
Jack continuò con la sua vita dissoluta durante la quale commise ancora molti peccati. Al momento della sua morte, giunto in Paradiso si vide rifiutare l’accesso a causa dei mali commessi; si recò così all’Inferno, dove il Diavolo gli ricordò del loro patto scacciandolo col sorriso sulle labbra, felice di lasciarlo errare come un’anima tormentata.  Vedendolo allontanarsi al buio, il Demonio gli scagliò dietro un tizzone ardente che Jack mise in una rapa vuota che aveva con sé. Da quel giorno iniziò a girovagare sulla Terra in cerca di un rifugio, e le genti cominciarono a mettere, la notte di Halloween, lanterne fuori la porta di casa a indicare che in quel luogo non c’era posto per lui.

Altra pratica comunemente conosciuta all’interno della festività, è il “dolcetto o scherzetto?”
Si tratta di un gioco riservato ai bambini i quali, mascherati da spettri, streghe, vampiri e mostri di ogni sorta, vanno per le case a chiedere dolci “minacciando” uno scherzo a chi si rifiuta di cederli. La traduzione in Inglese è “Trick or treat”, dove trick (scherzo) è per l’appunto una sorta di avvertimento da parte dei ragazzi a far danni ai padroni di casa o alla loro proprietà a fronte di un diniego. Negli USA non è raro ritrovarsi con porta e finestre imbrattate di uova marce o il tetto e gli alberi del viale ricoperti di carta igienica.
L’usanza risale probabilmente al medioevo e si rifà all’elemosina, quando la gente povera, in occasione di Ognissanti, andava di casa in casa per ricevere cibo in cambio di preghiere per i morti il giorno della Commemorazione dei defunti (il 2 novembre).

Se ci scordiamo delle maschere, dei dolci e dell’orrore marcatamente dominante nella tradizione moderna, Halloween è un periodo di riflessione che pone fine alle cose che non producono risultati e sprigionano solo pensieri negativi. Samhain è il momento più indicato per preparare amuleti e incantesimi di protezione.




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