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“Una matita, una gomma e una buona dose di coraggio
e immaginazione: non occorre altro per addentrarsi tra le pagine
dell’avventura”.
Durante la lunga pausa che ci ha portati a questa
nuova pubblicazione, ho avuto occasione di leggere una collana di libri trovata
su un polveroso scaffale e mollata lì da chissà quanto tempo. Erano libri che
raccontavano storie fantastiche, ma lo facevano con uno stile narrativo tutto
diverso: anziché svolgersi linearmente, al termine di ogni paragrafo era
necessario che io (nei panni del protagonista) compissi una scelta per essere
portato a un paragrafo numerato successivo e quindi andare avanti con la
storia. Oppure morire e finirla lì.
È stato così, chiedendo e leggendo qua e la che
sono venuto a conoscenza del genere dei librigame.
Un librogame è anzitutto un libro, e come membro di
questa stirpe racconta una storia e insegna sempre qualcosa; il librogame è però
anche un divertimento, un gioco di ruolo in solitario in alcuni casi più
avvincente di un testo lineare, dove il lettore è sempre uno spettatore che
segue una storia strutturata in inizio-svolgimento-conclusione. Che si tratti
di un racconto a bivi o un vero e proprio librogame d’avventura, in questo tipo
di libri è sempre il lettore a dover compiere delle scelte che di volta in
volta lo condurranno al capitolo finale.
Come
funziona?
Nel caso dei racconti a bivi ci troviamo in pratica
davanti a un romanzo, dove di tanto in tanto il lettore è chiamato in causa per
far scegliere al protagonista quale strada percorrere e proseguire nella
narrazione con le relative conseguenze; tuttavia il genere che ha letteralmente
spopolato negli anni 80 e per i primi 90 è senz’altro il librogame avventuroso,
dove oltre alle scelte è integrato nel sistema un vero e proprio regolamento
per gestire i combattimenti e l’utilizzo di particolari abilità o incantesimi,
il più delle volte con un’effettiva scheda personaggio sottomano e un tiro di
dadi: la formula più comunemente usata consente al lettore di “tirare” a caso
un numero puntando alla cieca la matita in una griglia numerata, stampata
solitamente su di una pagina all’inizio del volume; non è raro, tuttavia,
trovare collane in cui ogni pagina, accanto al numero progressivo, porta
stampata una coppia di dadi con in primo piano una delle facce numerate. In
questo modo il tiro avviene facendo scorrere le pagine fermandosi casualmente
su di una di esse. Nulla v’impedisce di usare dadi reali, se ne siete in
possesso.
Un librogame d’avventura è costituito da paragrafi
numerati in maniera ordinata, tuttavia non è leggendoli uno di seguito
all’altro che si giunge alla fine del racconto; alcuni paragrafi non saranno
mai letti, specialmente quelli in cui è descritta la morte del protagonista
(almeno questo è lo scopo). Si parte sempre dal primo per concludere, il più
delle volte, con l’ultimo, ma al termine di ogni sezione viene imposta un’opzione
al lettore che lo indirizza a un capitolo successivo, in base alla scelta che
egli compie.
Naturalmente non si tratta di un vero gdr, dove un
diverso gruppo di giocatori può stravolgere completamente la stessa avventura
giocata da altri. Un librogame rimane sempre vincolato alla narrazione
principale e la storia si muove sopra un binario predefinito: non è certo
possibile riscrivere da capo quello che è già stato scritto, stampato e
pubblicato. Resta tuttavia una lettura alternativa e interessante.
Nascita ed
evoluzione.
Se si estende il concetto di librogame a una più
ampia varietà di generi, diventa possibile farne risalire la nascita già alla
fine degli anni 50, con libri a bivi a scopo educativo. Ma non c’è dubbio che,
in Italia, la vera diffusione, e l’affermazione del sistema avventuroso, sia
avvenuta con la casa editrice EL, protagonista assoluta con 34 serie differenti
e ben 186 volumi pubblicati.
Storiche saghe come Lupo Solitario, Oberon o
AD&D (ispirata al popolare gdr) hanno spinto centinaia di fan a presentarsi
puntualmente nelle librerie a chiedere quando sarebbe uscito il successivo
volume della serie preferita.
L’editoria dei librogame ha spesso sfruttato realtà
già note al pubblico dei lettori, ma in alcuni casi ha creato dei mondi ex novo
sfruttabili per creare nuove saghe letterarie. Ed è proprio quello che è
avvenuto per esempio nel caso del già citato Lupo Solitario, che ha dato il via
ai suoi creatori per scrivere una serie di romanzi fantasy incentrati sul
Magnamund e gli strani esseri che lo popolano.
Oggi la possibilità di reperire questo tipo di
libri nelle librerie si è notevolmente ridotta, ma nell'era di Internet è
praticamente impossibile non riuscire ad ottenere qualcosa fuori commercio:
basta cercare. Alcuni dei romanzi tratti dalle serie sono inoltre stati riediti
da Fanucci con una veste tutta nuova.
Buona lettura, quindi, e ricordate: basta una
matita e…
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